Quante volte, mentre fanno colazione, i bambini tentano di raccontarci le storie che hanno popolato le loro notti durante il sonno, e magari noi li ascoltiamo disattenti, già assorbiti dai primi impegni della giornata? Non sottovalutiamo i sogni notturni dei più piccoli, perché possono raccontare il loro inconscio, che saltella tra timori e desideri inespressi.
«Il sogno infantile è un palcoscenico sul quale viene recitata una commedia che, sino a una certa età, sembra condividere molti degli attributi e delle connotazioni della realtà. Un bimbo piccolo, infatti, stenta a cogliere le differenze che separano la realtà onirica da quella diurna, la vita dal sogno»
Ce lo spiegano gli esperti di Uppa, la rivista dedicata ai temi della genitorialità a cura di un team di specialisti dell’infanzia.
Secondo una ricerca recente del Gruppo Lego, il famoso brand di mattoncini colorati da costruzione, su un campione di 10 mila genitori, più della metà ha dichiarato di non affrontare mai l’argomento sogni con i figli con una età che dai 6 ai 12 anni. Ed è un peccato, perché si tratta davvero un’occasione persa per entrare nel loro mondo interiore, quello più nascosto dove esprimono i loro veri sentimenti, compresi disagi che magari a parole non riescono a raccontare, o qualcosa che li preoccupa. Cercare di stimolarli a raccontarceli diventa quindi molto importante.
Al risveglio
Anche se la mattina non sembra essere il momento ideale per dedicarsi all’ascolto dei sogni notturni dei bambini, sforziamoci di farlo. Magari appena svegli, mentre si stanno ancora sfregando gli occhi con le dita. Chiediamo loro come è andata la notte, se hanno dormito bene, se si sono alzati per bere o fare pipì e poi indaghiamo sulle loro esperienze oniriche, che sono importanti tanto quanto quelle reali, che costellano la quotidianità. Il risveglio del mattino si trasforma così in un momento intimo e speciale di connessione e condivisione tra genitori e figli.
Durante il giorno
E se i loro sogni sono confusi? Proviamo a interpretarli con la strategia dei disegni. Nel caso i bambini siano molto piccoli e facciano fatica a raccontarci i sogni a parole, mettiamo loro in mano matite e colori per sfruttare le immagini. Possiamo proporglielo come momento di gioco anche durante la giornata, stimolando la loro memoria, per poi chiacchierare, decifrare insieme quello che hanno disegnato e magari trasformarlo in qualcosa di più familiare e meno pauroso (nel caso si trattasse di un brutto sogno).
Prima di addormentarsi
Anche il rito della buona notte può diventare il momento giusto per familiarizzare con i sogni. La camera da letto è da sempre per i bambini il luogo preferito, dove si sentono coccolati e al sicuro, per poi, stanchi dalle avventure quotidiane, lasciarsi trasportare tra le braccia di Morfeo. Dopo aver letto insieme una favola o il fumetto preferito (magari proprio sul tema, come Il libro che dorme di Ippocampo Edizioni), i genitori possono portare l’attenzione sui sogni, chiedendo loro quali esperienze vorrebbero “vivere” di notte mentre dormono e l’importanza di ricordarseli. Così l’universo notturno diventa una porzione di valore della giornata, e quindi da vivere e apprezzare al pari dei momenti in cui sono svegli.
Ma esistono anche gli incubi
Se nel cuore della notte o al mattino i piccoli si svegliano piangendo a causa di un brutto sogno, per prima cosa vanno abbracciati e rassicurati. Dopodiché, se il bimbo si è tranquillizzato ed è ben predisposto, si può usare la tattica dei disegni oppure del gioco di ruolo. Come? Facendosi raccontare l’incubo ma trovando dei nuovi copioni, dei finali alternativi, dei personaggi positivi che entrano in gioco e ribaltano la situazione, con fantasia ed empatia.