Vogliamo raccontarvi la realtà di Dorelan: le persone che ci lavorano ogni giorno, la loro esperienza, le loro competenze, le loro passioni. Oggi vi presentiamo la storia di Irene, giovane studentessa universitaria che ha voluto far parte con il suo stage nell'ufficio Qualità di Dorelan.
Ciao Irene, grazie per l'intervista. Presentati!
Mi chiamo Irene Tomidei, sono nata a Forlì e ho 24 anni. Al momento sono una laureanda magistrale del corso Management della Sostenibilità e del Turismo all’Università di Trento e provengo da una laurea triennale in Economia e Gestione Aziendale dell’Università di Bologna. Essendo sensibile alle tematiche dell'ambiente e del sociale e in senso più ampio della sostenibilità ho deciso di indirizzarmi verso un corso di studi che mi potesse preparare ad avere le competenze necessarie per affrontare tali tematiche in futuro nel mondo del lavoro. Sono sempre più convinta della scelta che ho fatto perché mi ha dato la possibilità di conoscere nuove persone, di aprire i miei orizzonti, di apprendere nuovi concetti. Oltre a questo, vivere in una città del tutto nuova mi ha dato la possibilità di crescere e di consolidare le mie passioni tra cui quella più grande è la montagna, infatti se non sapete dove trovarmi cercatemi lì!
Raccontaci della tua scelta e della tua esperienza di tirocinio in DORELAN. Come è stato passare dai “libri alla pratica” e quali le differenze?
All’inizio ero un po' spaventata, dico la verità, perché comunque la differenza nel passaggio dai libri alla realtà aziendale sicuramente non è semplice, si fa sentire ed è d’impatto, forse perché subito non ci si sente pronti o all’altezza; una cosa positiva è che ho trovato riscontro nella realtà aziendale con le cose studiate nella teoria e che a livello pratico sono immediate e automatiche. A questo sentimento iniziale sono subentrate serenità e tranquillità perché sono stata subito accolta con gentilezza e disponibilità da Francesca Bazzoni, la mia tutor aziendale del tirocinio, che mi ha fatto sentire parte del team. Nel primo incontro Francesca mi ha fatto fare un tour bellissimo e molto emozionante (non mi era mai capitato) dell’area produzione dell’azienda. Sono rimasta molto colpita, le persone che ho incrociato durante la visita mi sono sembrate molto entusiaste del proprio lavoro e ognuno lavorava con passione alla propria mansione.
Inizialmente avrei dovuto seguire due progetti molto importanti per Dorelan: l’analisi LCA di parte dei prodotti realizzati (per via del COVID-19 è stata momentaneamente bloccata) e la valutazione dell’impatto sociale di I’m a Dreamer. A causa del COVID-19 non ho potuto effettuare il tirocinio in sede ma l’azienda mi ha dato l’opportunità di svolgerlo da remoto e di seguire il progetto di valutazione dell’impatto sociale di I’m a Dreamer, questo per me ha significato tantissimo ed è stata comunque un’esperienza molto positiva e formativa che mi ha dato l’occasione di sviluppare competenze pratiche e migliorare la mia capacità di autonomia, di coordinamento e di gestione del tempo.
Cosa è il capitale umano in ambito aziendale e perché è importante investirci oggi
Per me il capitale umano sono le persone, le loro competenze e capacità e le relazioni che si instaurano tra esse: sono coloro che fanno un’impresa. Per questo credo fermamente che le imprese debbano investire più risorse e tempo per sostenerle, valorizzarle e renderle partecipi di ogni aspetto che riguarda loro e la propria azienda.
Cosa si intende per progetto sostenibile?
Un progetto sostenibile è un progetto duraturo nel tempo che tiene in considerazione tutti gli ambiti della sostenibilità e che sia in grado di generare valore sia per chi lo realizza, sia per chi beneficia dello stesso e sia per la collettività in generale.
Perché hai voluto approfondire il progetto I'm a dreamer e renderlo un caso studio nella tua tesi?
Ho avuto l’occasione di conoscere e di approfondire il progetto grazie all’esperienza di tirocinio e da li è nata l’idea di renderlo un caso studio nella mia tesi perché credo sia un progetto di valore e che consente di creare conoscenze e costituisce una buona prassi aziendale per lo sviluppo sostenibile che può essere esportato e replicato in altri contesti e territori.
Qual è l'impatto ambientale di I'm a dreamer, secondo le ricerche e il lavoro svolto durante questi mesi?
Dalle ricerche e dal lavoro svolto durante questi mesi di valutazione è emerso che l’impatto ambientale di I’m a Dreamer è basso sia perché, seguendo i principi dell’economia circolare, consente di riutilizzare ed inserire in nuovo ciclo di produzione (eliminando il concetto di rifiuto della filiera produttiva) un notevole quantitativo di materiale in esubero sia perché ha inciso sugli stili di vita sostenibili e sulla sensibilità alle tematiche legate all’ambiente delle persone coinvolte ed intervistate.
Quale pensi possa essere il fattore diversificante/l’innovazione del progetto I'm a dreamer e quanto pensi sia importante oggi per un’impresa dedicarsi a progetti sociali?
L’aspetto innovativo e che lo distingue è sicuramente l’aver generato nuove opportunità di creazione di valore sociale e ambientale attraverso la relazione congiunta di tre attori diversi che operano nel territorio, che mettendosi insieme e condividendo lo stesso pensiero e le specificità di ciascuno, hanno dato vita a un progetto di grande rilevanza per la collettività. Per questo penso sia molto importante investire risorse e tempo in progetti sociali non una tantum ma progetti duraturi che possano creare valore nel tempo.
Può un progetto solidale diventare un’asset dell’impresa? Quali le conseguenze sociali del progetto i’m a dreamer (se monitorate)?
Io credo di sì, anzi è molto importante che lo diventi e costituisca un asset strategico per l’impresa perché le imprese non possono portare avanti solo ed esclusivamente gli aspetti economici o finanziari, essi devono integrarsi anche con altre istanze e preoccupazioni che esulano dall’aspetto economico. Anche dal punto di vista delle conseguenze sociali il progetto I’m a Dreamer ha ottenuto notevoli risultati positivi come ad esempio una maggiore integrazione delle persone con diverse fragilità che spesso vengono considerate marginalmente dalla società qui hanno ottenuto il giusto riconoscimento.
Grazie Irene per questi mesi passati insieme e... in bocca al lupo!